Dialetto: Casina de Bertulén.
Si denomina così la cascina nota ufficialmente come Ca’ di sopra, nel nucleo rurale di Moscona, dal cognome Bertolini, degli attuali proprietari, diffuso soprattutto al centro-nord e molto ben rappresentato in tutta la Lombardia.
Dialetto: la Cà.
Si denomina "la Cà" la cascina Biondi, già nota nel 1539 come "a la cha" e, posto che la corrispondenza con tale antica testimoniaza sia corretta, si documenta automaticamente l’antichità di tale denominazione antonomastica de “la casa".
Dialetto: Casina Buschèt e cuntraàda Cantaràana
Cascina Boschetto è il nome attuale della cascina storicamente detta Cantarana, poiché ubicata nell’omonima contrada, e così registrata sin dai primi anni del XVIII secolo. Il cambio di denominazione, avvenuto intorno alla metà del secolo successivo, finì per uniformare il nome della cascina a quello di alcuni fondi ad essa pertinenti, detti, appunto, i Buschèt.
La denominazione Cantarana è attribuita storicamemte ad un'intera contrada dell’abitato di Trigolo, mantenutasi fino ad oggi nell’intitolazione dell’omonima via e condivisa dapprima la sopracitata cascina Boschetto, ed in seguito passata ad un altro nucleo rurale sorto sul lato opposto della stessa via.
Il tipo toponimico, ampiamemte ricorrente in Lombardia, dipende da una comune formazione imperativale composta dal vocabolo cantare intensivo di canere “cantare” e dal sostantivo rana. Questo genere di composizioni verbali coniate dall’arguzia popolare allo scopo di porre in risalto qualche caratteristica particolare della località denominata, risulta assai frequente nella toponomastica di area galloromanza tanto da apparire ben rappresentata anche in gran parte della Francia. Il toponimo, pertanto, descrive icasticamemte un luogo acquitrinoso o facilmemente e varrà la pena di notare che la sua posizione, al margine settentrionale dell’abitato di Trigolo, appare adiacente alla contrada del Lagazzo, di analogo significato.
Dialetto: Casina Brügnöle.
È la denominazione di un’ampia cascina, posta in fregio alla strada proveniente da Fiesco, il cui attuale impianto deriva da adeguamenti e ampliamenti di una delle due originarie cascine omonime: vale a dire la Brugnola di sopra, alla quale si contrapponeva, a valle della strada provinciale per Fiesco, la Brugnola di sotto, demolita verso la fine del XVIII secolo o all’inizio di quello successivo, ancor oggi ricordata dalla strada vicinale delle Brugnole che si sviluppa proprio a sud della provinciale. Le trasformazioni e le aggiunte operate nel tempo determinarono, già verso la fine dell’Ottocento, la suddivisione del nucleo rurale rimasto in due distinte proprietà, denominate rispettivamente Brugnola e Brugnola piccola: fatto che contribuì al mantenimento della forma plurale del toponimo.
Si tratta di un evidente fitotoponimo derivato dal dialetto brögna “prugna” o brügnöla “pruno, prugnolo”, a sua volta continuazione del latino prunus “pruno, prugnolo” attraverso una forma prunea al diminutivo plurale, usato ad indicare terre popolate dal comune arbusto che normalmente subentra con folte coperture a situazioni di degrado o di regresso della vegetazione forestale, ovvero si comporta da associazione pioniera dei terreni abbandonati.
Dialetto: Casina Bürài.
Dialetto: Casina Casél.
Posta in fregio all’omonima strada vicinale che congiunge la cascina San Vitale a Dossi Pisani questo complesso rurale è noto sin dal XVII secolo, quando ne era proprietario Paolo Domenico Visconte. Passò in seguito alla casata dei Malossi che la detenne per oltre un secolo, fino alla prima metà dell’Ottocento, per poi essere acquisita dai nobili Noli Dattarino. Per distinguere questa cascina dall’omonima ubicata nel centro abitato, quella in capitolo fu talvolta indicata come cascina Casello ai Dossi. Con lo stesso nome si individua anche un campo attiguo.
Alla base del nome sta la voce dialettale casél “caseificio”, significato prevalente su ogni altro in gran parte della Lombardia, forse diretta continuazione del latino medievale caselus “casotto”, che potrebbe rispecchiare la primitiva caratterizzazione del sito in cui si lavorava il latte, ma per il quale si potrà, forse, ammettere anche una contaminazione con il latino caseus “cacio, formaggio”.
Il termine è comunque assai comune in tutta la provincia e ben rappresentato anche nella microtoponomastica, ma costituisce senz’altro un tipo toponimico particolarmente diffuso in gran parte dell’Italia settentrionale.
Dialetto: la Cà de Là.
Dialetto: la Casinàsa.
È il nome popolare della maggiore delle cascine in vocabolo Breda, raggruppate in numero di almeno cinque nel settore sud-occidentale dell’abitato di Trigolo, in più o meno diretta connessione con la via Brede, appunto. Ed è proprio alle sue ampie dimensioni che si deve questa precisa denominazione. Sembra, peraltro, appurato che l’originario nucleo di questo insediamento agricolo vada identificato con le strutture che i documenti passati definiscono come il Colombarone, a partire almeno dal 1558. Infatti, quest'ultimo toponimo è dettagliatamente descritto in una Carta declarationis seu descriptionis bonorum del 1579 relativa ai beni, appunto, che Cesare Agosti aveva avuti in dono dal padre Gerolamo nel 1558. Vi spiccava ovviamente la torre colombaria «fatta fare per detto signor Gerolamo», che par di capire si costituisse di tre piani sovrapposti in cima ai quali si collocava la colombaia vera e propria.
Parte del complesso, dettagliatamente descritto in una carta declarationisseu descriptionis bonorum nel 1579 relativa ai beni che Cesare Agosti aveva avuti in dono dal padre Gerolamo nel 1558 pare fosse indentificato in passato come Colombarone.
Dialetto: Casina Castègna.
Si tratta di un fitotoponimo dedotto dal latino castanea “castagno” che rimanda con tutta evidenza alla passata presenza di alberi di questa specie anche a Trigolo, aggiungendo un ulteriore dato di natura geobotanica alla distribuzione di questa specie arborea.
Vale la pena di notare, infatti, come i riferimenti toponimici ispirati al nome di quest’albero siano tutt’altro che infrequenti nella microtoponomastoca fondiaria dell’intera provincia, tanto antica quanto vivente, e ciò rappresenta la traccia più eloquente della diffusione del castagno (Castanea sativa) in questo territorio, anche in epoche relativamemte recenti. Peraltro la coltivazione di questa specie legnosa è ben documentata da noi sin dall’epoca medievale, come testimoniano diverse carte cremonesi, sia come albero forestale, da cui ricavare legname assai ricercato per diverse applicazioni, sia come albero agrario produttore di frutti particolarmente apprezzati. Nel Cremasco, poi, è nota la speciale importanza riservata ancora in pieno secolo XIX al governo a ceppaia di questa specie arborea, allo scopo di trarne paleria impiegata come sostegno per la viticoltura.
Dialetto: Casina Culumbèra del Bùsch.
È collocata nel settore nord-orientale del territorio di Trigolo, poco sopra il canale Vacchelli, e distinguibile per la caratteristica torre colombaria, aperta alla sommità da una una bifora rivolta verso sud. Già di proprietà dei conti Sfondrati della Riviera nel XVIII secolo, questo nucleo rurale appare registrato come Colombara Paggi dalla carta del Lombardo-Veneto del 1833 dal nome dei proprietari che la detennero fino alla metà del XIX secolo.
Questo tipo toponimico risulta piuttosto comune e diffuso in tutta l’area provinciale cremonese e dipende da un collettivo-locativo in -aria da columbus con significato di “luogo frequentato dai colombi”, passato poi ad indicare pressoché univocamente il luogo dove questi uccelli si concentrano a nidificare. Poiché le molte c.ne Colombara/Colombera sparse sul territorio provincialele conservano talvolta, come nel caso in esame, la caratteristica torre colombaria, spesso innalzata sopra l’accesso principale all’edificio, da cui è evidentememte derivata la denominazione all’intero complesso rurale, non sembra fuori luogo supporre che tutte le località così chiamate presentassero analoghe torri predisposte all’allevamento di questi uccelli, in passato tenuti in grande considerazione e di cui si occuparono spesso gli statuti cittadini con specifiche rubriche.
Dialetto: Casina Culumbèra Nöa.
Fu fatta costruire tra il 1871 e il 1878 dalla famiglia Pestalozza, originaria di Chiavenna e divenuta proprietaria intorno alla metà dell’Ottocento dei beni già della famiglia Agosti poi passati in dote ai nobili Scaccabarozzi, in seguito alla demolizione della non lontana cascina Colombara del Molino.
Dialetto: Casina Culumbarööla.
Posta poco a valle del canale Vacchelli e lungo la strada vicinale della Colombarola, che lo aggira con un evidente e brusco scarto verso ovest, questo insediamento rurale si può presumere come già esistente nel XVI secolo poiché da esso prendeva nome una «contrada della Colombarola» già registrata nel 1580.
La denominazione, nonostante la forma diminutivale, può essere intesa come parte costitutiva del complesso di toponimi in vocabolo Colombare che si concentrano in questo settore del territorio trigolese (vedi cascina Colombara del Bosco).
Dialetto: Casina del Bùsch.
L’originario nucleo rurale di questa cascina dal nome trasparente e collocata a tergo della Colombara del Bosco, tra la roggia Gallotta e il Naviglio Civico di Cremona, è stato assorbito ed obliterato negli ultimi decenni dagli impianti di un allevamento suinicolo.
Dialetto: le Galòte.
Si può ancora notare che la denominazione di Cascina del Piazzi registrata dalla carta del Lombardo-Veneto del 1833 si rifà al nome di uno dei proprietari, certo Cesare Piazzi, che acquistò l’immobile nel 1739. La storica ed ancora attuale forma plurale del toponimo è dovuta, verosimilmemte, ad un normale trasferimento di denominazione da quello degli omonimi campi - a loro volta debitori del nome all’omonima roggia - che già nel 1590 avevano determinato la definizione di una contrada delle Gallotte.
Dialetto: Casina Èerta.
È la denominazione di una cascina ancora in parte esistente nell’abitato di Trigolo, con accesso dall’odierna via Canevari. Nota almeno dal XIX secolo, deve il suo nome, presumibilmente, al fatto di mostrarsi a struttura “aperta”, a differenza della maggior parte delle cascine che nella stessa epoca erano di solito a corte chiusa.
Dialetto: Casina Màgazén.
Il nome della cascina Magazzino, sita lungo l'attuale via Roma, lascia intendere che in passato abbia assolto ad una funzione di magazzino, presubimilmente di prodotto agricoli, se non già come sede dell'ammasso del grano.
Dialetto: Casina Màntua.
Dialetto: Casina Nöa.
Edificata nei primi decenni del XIX secolo nella vasta campagna posta a sud del paese, questa cascina esprime nell’esplicita denominazione la sua condizione di novità, al momento della costruzione, rispetto alle altre cascine del territorio trigolese.
Dialetto: Casina San Casàa.
È lecito pensare che il toponimo dipenda dall’intitolazione a San Cassiano di una chiesa, qui un tempo esistente, quantomeno stando alla citazione dei diritti di tale chiesa (jura ecclesie sancti Cassiani) registrati tra le coerenze di una pezza di terra locata a tal Martino Cantamessa di Trigolo nel 1429.
Tra i vari santi a nome Cassiano, ispiratori di svariati toponimi in tutta Italia, per quanto riguarda il nostro agiotoponimo sembra opportuno segnalare la rivelatrice analogia del caso trigolese con l’intitolazione congiunta di svariate chiese, nell’Italia settentrionale, ai Santi Ippolito e Cassiano che, seppur qui a Trigolo ricorrano in modo disgiunto tra loro, si ripropongono comunque entrambi e a breve distanza l’uno dall’altro. Vale la pena, poi, di notare come, sovente, le chiese così intitolate, facciano capo ad un’istituzione monastica benedettina, con maggior apparente frequenza per l’ordine cluniacense. Ora, sapendo della presenza di ben due dipendenze cluniacensi a Trigolo, menzionate sin dal 1095 e appartenenti l’una, ben nota, al priorato di San Gabriele di Cremona e l’altra, molto meno nota, a quello di San Pietro in Lamosa di Provaglio d’Iseo — dal quale dipendeva anche la cella di Alfianello, la cui chiesa parrocchiale ancor oggi è intitolata ai Santi Ippolito e Cassiano — sembra ovvio pensare ad una corrispondenza non casuale tra queste dedicazioni santorali.
Ciò conduce a ritenere che anche la chiesa intitolata a San Cassiano di Trigolo appartenesse ad uno dei due priorati cluniacensi testè nominati che, proprio per l’apparentamento con Sant'Ippolito, al quale è dedicata ancor oggi una grande cascina ubicata al margine sud dell’abitato di Trigolo, potrebbe essere assegnata a quello dei Santi Gabriele ed Ippolito di Cremona, sebbene non si possa escludere a priori l’eventualità di una sua identificazione con l’altra cella monastica obbediente al priorato di Provaglio.
Dialetto: Casina San Péeder.
Il piccolo complesso edilizio dell’ex mulino San Pietro, ormai dismesso da diversi decenni, fu costruito presumibilmente nei primi armi del XVIII secolo sulla roggia Stanga, accanto alla chiesa di San Pietro, di antica origine e di cui si ha notizia almeno dal 1284, sorta lungo la strada per Romanengo e dichiarata, negli atti della visita pastorale del 1612, come già chiesa parrocchiale (que alias erat parochialis). Sul lato settentrionale della chiesa si collocava il modesto edifico che per diversi secoli servì da abitazione ai vari romiti e custodi che qui su succedettero nel tempo. La chiesa dette anche il nome al borgo di San Pietro, così nominato nel 1669.
Interessa segnalare, al proposito, la citazione che il Census ecclesiarum della diocesi di Cremona — attribuito al XVI secolo. e conservato presso l’Archivio Storico Diocesano, Mensa vescovile, Registri entrate-uscite, n. 6 — fa della «giesia de San Benedeto de Trigoli unita con San Piero Pertengo» che sembra naturale riferire alla chiesa in capitolo. Trattandosi però dell’unica occorrenza sinora nota, ad essa riferibile, restituita con questo titolo, la sua corretta interpretazione appare tutt’altro che agevole.
Se dal punto di vista formale il termine Pertengo può essere ricondotto ad un personale Pertingo, di schietta tradizione longobarda, quale ipocoristico dell’antroponimo Perto ovvero ad un toponimo di uguale derivazione antroponimica tramite il suffisso pertinenziale -eng/-ing, bisogna però osservare che la Nota ecclesiarum della diocesi cremonese risalente ai primissimi anni del XV secolo o agli ultimi di quello precedente, nomina allo stesso modo (ecclesia Sancti Pertenghi) l’antica chiesa dell’abitato ora detto San Predengo, alle porte di Cremona. Poiché quest’ultimo è documentato nel 1182 come locus S. Petrengi e ancora nel 1192 a proposito di beni in pertinentiis S. Predhengi, tanto da far apparire come immediata la sua derivazione, tramite il suff. -eng/-ing, dal personale Petrus, la deduzione potrebbe essere facilmemte applicata anche al caso trigolese, lasciando tuttavia immutata la probabilità di una sua origine altomedievale. Ma, al di là della possibilità di intravedere in quest’ultimo una sorta di tautologia fondata sulla ripetizione dell’antroponimo/agionimo Petrus, non esistono altri elementi per chiarire le problematiche incontrate, che rimangono irrisolte.
Sembra necessario, invece, aggiungere che parte del campo San Pietro, attiguo all’insediamento storico, è stata recentemente occupato da nuove grandi costruzioni funzionali all’attuale destinazione del complesso rurale e inevitabiimente in aperto contrasto con le preesistenze, già di per sé, e ormai da diversi decenni, incuranti dell’importanza del luogo.
Dialetto: Casina San Vidàal.
È il nome di una vasta cascina posta presso il confine meridionale del territorio di Trigolo, all’incrocio tra la strada vicinale di San Vitale, fiancheggiata dal corso dell’omonima roggia, e la strada vicinale dei Morti di San Vitale. Dell’esistenza della cascina non si conoscono testimonianze anteriori al secolo XVII, sebbene si possa intuire la preesistenza di un insediamento rurale in questi luoghi, cui doveva necessariamente far capo l’antica possessione di San Vitale, nota sin dal medioevo come dipendenza del monastero di San Gabriele di Cremona. Mentre alcuni documenti risalenti al 1224 e pertinenti all’attigua curtis di Fipenega — oggi corrispondente a parte del territorio di Castelleone — menzionano qui una località detta ad guadum sancti Vitallis nonché una via sancti Vitallis, altre pergamene redatte nel medesimo anno citano già, negli stessi paraggi, proprietà facenti capo al monasterium Sancti Cabriellis.
È verosimile che in questo ambito territoriale si ubicasse quella capella S. Vitalis — alla quale è presumibile si debba il nome rimasto alla località sino ad oggi — registrata da una bolla papale del 1132 come dipendenza del priorato cluniacense di San Gabriele di Cremona che possedeva una cella in quel di Trigolo - presumibilmente già la stessa di San Vitale - almeno dal 1095.
Dialetto: Casina Sant'Ippolito.
Si tratta di una grande cascina situata a margine dell’abitato di Trigolo, già punto focale della Possessione di Trigolo appartenente al priorato cluniacense dei Santi Gabriele e Ippolito di Cremona, e distinta dall’altra possessione detta di San Vitale, anch’essa dipendente dal medesimo poìo monastico. Nominata in passato anche come "cascina dell’Abadia" o "cascina del Monastero" ad essa nel XVII secolo facevano capo non meno di 700 pertiche di terra, divenute oltre 800 nel secolo successivo.
Le informazioni sono strate tratte da "Toponomastica di Trigolo", promosso dalla Provincia di Cremona e a cura di Valerio Ferrari e Alfredo Labadini, Cremona, 2009.